(…) Dense di segni e di annotazioni iconografiche, che si articolano con elegante leggerezza su sfondi cromatici tendenti a volte a dissolversi in evanescenti superfici luminose, le sue composizioni denunciano decisioni e scelte contenutistiche che mutano con il trascorrere del tempo, dando luogo a cicli che segnano le tappe del suo percorso evolutivo non solo in base agli interessi del momento, ma anche in rapporto alle possibilità che continuamente le si schiudono davanti. Ci troviamo di fronte a un processo di frantumazione e di ricomposizione in nuove forme del dato reale, che oscilla tra una interpretazione della realtà legata alla visione soggettivistica mistico-razionale del suprematismo russo e un’altra più contingente, più oggettiva e meno sistematica, vicina alla spiritualità Zen.
(…)
Joško Vetrih, curatore e critico d’arte, Gorizia 2005
I commenti sono chiusi.