(…) con un andamento libero e senza nessun riferimento di natura informale o astratta, incominciarono a invadere l’immacolato spazio bianco di grandi fogli con un universo di incroci, apparentemente senza una prefissata direzione. Agivano dall’alto in basso e viceversa con una intensità ritmica come una partitura musicale. Testimoniavano nel loro apparente caos la forza propulsiva e l’eleganza di una tessitura come se sottotraccia celassero un patrimonio di ineguagliabile valore. Attraverso la fitta trama dei segni il bianco appariva come un desiderante approdo, intimo e proiettivo. Un angolo cioè da difendere e custodire a tutti i costi.
In Acrostico in due tempi (libro d’artista del 2010, edito da etra/arte in appena 10 copie con due incisioni dell’artista), ho cercato di definire le modalità di costruzione del suo apparato segnico con i seguenti versi: ora lei traccia sulla carta ombre di luci, / linee d’aria, profondi respiri di venti, / gravi incroci di spazi che incidono / aperti richiami di lontane energie. // domina così lei il tempo che senza pace / avanza sul foglio dove si raccoglie / nel silenzio lo scrigno segreto / e chiuso dell’anima / lungo incerto asse della vita, / opunzia di spine, virtuale optometro / nascosto nel nebuloso / emblema di un sogno senza fine.
(…)
Gerardo Pedicini, poeta e critico d’arte, Napoli 2007.
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