(…) l’emblema di un mondo interiore raffrenato dalle reticenze del soggetto e dalle remore psicologiche, ma non chiuso da non lasciar trapelare l’ombra delle paure: ragni, vermi, scorpioni, cani stilizzati attraversano a tratti questi improbabili schermi della coscienza e accentuano la consapevolezza che ogni programma a breve o lunga scadenza deve essere commisurato con le resistenze oggettive della quotidianità. L’impianto grafico e la gamma cromatica che privilegia le terre danno leggerezza all’opera, contribuendo in maniera sostanziale a neutralizzare la carica drammatica del pensiero alla base del processo creativo.
Enzo Santese, poeta, saggista, scrittore, Pordenone 2004
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